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L’uomo che ti guarda dall’alto (in basso)

13/05/2021

Anche i grattacieli di Portanuova hanno il loro supereroe: Dimitar Harizanov, detto Spiderman, professionista dei “lavori in corda”, fotografo, musicista e star dei social. L’abbiamo incontrato, appena “smontato” dal lavoro, in una vertiginosa carambola di avventurosi ricordi in giro per il mondo e di incontri inaspettati sulle facciate dei palazzi del District. Un’incredibile storia che dà “lustro” al quartiere.
 

PN: Sei stato punto da un ragno come Peter Parker o avevi già i superpoteri?
D.H. (ride): Nel mio paese, la Bulgaria, è un mestiere molto comune ed è normale vedere operatori su corda che penzolano dai palazzi. Ma qualcosa accese in me il sogno di diventare uno di loro a 15 anni, quando, dal finestrino del bus che da scuola mi riportava a casa, vidi uno di questi uomini che lavorava sospeso nel vuoto con un sombrero in testa per ripararsi dal caldo. Pensai: “Che figo, voglio farlo anch’io”. Ho coccolato quel sogno dentro di me anche durante i miei studi di veterinaria, che seguivo per realizzare il mio primo sogno in ordine di apparizione, quello di salvare la vita degli animali. Poi Lian Kinov,un famoso alpinista bulgaro mi ha avviato all’arrampicata e dal 2004 mi dedico solo a questo lavoro, che è anche uno stile di vita e una passione.

PN: Sei certificato per fare questo lavoro? Al di là della sicurezza, operi in uno dei quartieri più premiati e riconosciuti del mondo, anche se per altri meriti, sarebbe buffo scoprirti un “infiltrato”…
D.H.: Io e la mia squadra abbiamo tutte le certificazioni possibili a livello internazionale e siamo in grado di praticare ben 12 tipi di salvataggio verso i nostri colleghi in caso di pericolo.

PN: Puoi intervenire solo su facciate di edifici?
D.H.: Sono autorizzato a lavorare nelle condizioni e sulle strutture potenzialmente più pericolose del mondo, dalle pale eoliche alle piattaforme petrolifere, dagli impianti in zone militari ai grattacieli “civili”. Lavare i vetri o fare manutenzione alle facciate è una parte secondaria del lavoro: la prima, e più importante, è la valutazione preventiva dei rischi in base alla struttura, al meteo e all’intervento da operare. Infatti, il maggior tempo è impiegato nella messa in sicurezza mia e dei miei colleghi perché le nostre vite sono appese ad un filo grande come un dito. Considera poi che un’imbragatura integrale come la nostra ferma la circolazione del sangue dopo 25 min, e anche questo è un parametro di cui tenere conto quando ci caliamo.

PN: Chi per primo ti ha chiamato Spiderman?
D.H.: I giornalisti mi hanno chiamato così, perché come Peter Parker sono anche fotografo e i miei scatti sono molto richiesti dai giornali che non hanno inviati da appendere a 200m di altezza. La mia è una vita da supereroe ma in sicurezza, in più sono molto solidale con altri animali che come me amano le altezze, mi capita spesso mentre lavoro di mettere al riparo qualche nido di uccello minacciato dagli eventi.

PN: Alla fine anche il tuo primo sogno di aiutare gli animali si è avverato.
D.H.: Esatto.

PN: Hai mai rischiato la vita?
D.H.: In Bulgaria mi chiamavano “never dead” perché sono sopravvissuto a situazioni di grave pericolo. Nel nostro lavoro ogni cosa è il risultato di una sequenza di gesti e se la catena si interrompe per un agente esterno allora c’è un problema. Una volta in Bulgaria ero sospeso al settimo piano di un edificio quando una signora ha cominciato a picchiare le corde tese con un badile per tagliarle

PN: E perché mai l’avrebbe fatto?
D.H.: Perché le rovinavano la vista! E non stava scherzando perché usava il taglio della pala come una sega per recidere la corda, poi la polizia mi ha detto che la signora era nota per essere psicologicamente “instabile”…

PN: Beh, sono cose che capitano un po’ a tutti noi.
D.H.: Ah sì? Allora sentite questa: a 130m di altezza lavoravo su dei tralicci per le comunicazioni militari, faceva caldissimo, all’improvviso il tempo cambia e il cielo diventa nero caricandosi di elettricità. Mi sentivo come una gigantesca antenna che chiamava i fulmini.

PN: Va beh, sarai sceso di corsa…
D.H.: Non potevo, avevo una tabella di marcia militare da rispettare. Così ho accelerato l’intervento, intanto la struttura ha cominciato ad emettere una specie di ruggito e appena ho finito sono sceso come un fulmine, è proprio il caso di dirlo…

PN: E poi?
D.H.: E poi il cielo ha scaricato tutti i fulmini del mondo sul traliccio, distruggendo la struttura, il mio lavoro ma per fortuna non me.

PN: Descrivici la tua attrezzatura.
D.H.: È specifica per il lavoro, non per la montagna come molti credono. Ogni dispositivo ha due step di sicurezza, con uno di riserva. Il nostro imbrago è integrale, in arrampicata sportiva invece è parziale. I moschettoni vanno da 5 a 30, a seconda dell’intervento. Poi abbiamo bloccanti, dispositivi anticaduta… Le corde le assicuriamo a dei punti già presenti sugli edifici mentre gli attrezzi del mestiere li carico nello zaino.

PN: La tua squadra?
D.H.: Siamo 3 bulgari, amici d’infanzia, siamo i più bravi in Italia, c’è anche, Llian Kinov il famoso alpinista del mio Paese che mi ha spinto a iniziare tanti anni fa e anche un altro mio compagno di avventure giovanili, Tzvetomir Vasilev.

PN: In cosa consiste il tuo lavoro?
D.H.: Nella valutazione dei rischi in primis, poi nel lavaggio dei vetri e nella manutenzione ogni giorno dell’anno. Gli interventi vanno dal check delle insegne dei palazzi fino a lavori complessi, come installare una canna fumaria a 140 m di altezza in uno spazio grande come un frigorifero. Diciamo che vigiliamo sulle belle opere degli architetti una volta concluse.

PN: Qual è la minaccia più grande alla tua sicurezza? 
D.H.: Il vento e la temperatura, per questo porto sempre con me un termometro e un anemometro. D’estate, quando sei a 200m di altezza col sole alle spalle che riflette il calore sulla facciata possiamo arrivare anche a 75 gradi

PN: Sogni mai di volare o di cadere?
D.H.: Qualche volta, ma nei sogni sei in sicurezza.

PN: Che sport pratichi?
D.H.: Il mio livello di adrenalina è diverso da quello delle altre persone, mi spavento molto raramente, vedo sempre l’obiettivo, il tempo si ferma, sono sempre molto lucido. Abituato a questa chimica, devo praticare sport estremi o non mi diverto, quindi arrampico e faccio slackline camminando su una corda tesa tra due montagne come fossi un funambolo. Qualche volta ci faccio anche dei salti sopra per complicarmi la vita. Poi vado in bici e adoro il free ride snowboard, che ho iniziato da zero, arrampicandomi in cima al Breithorn (4.164m), sul Monte Rosa, e poi lanciandomi. Sai, quando hai paura impari presto!

PN: Come ti alimenti? Mangi chiodi?
D.H.: Mangio tutto quello che mi piace.

PN: Guardi la tv?
D.H.: Non ce l’ho, mi bastano gli streaming sul cell o il pc.

PN: Di quali palazzi ti occupi in Portanuova?
D.H.: Di tutti, sono appena sceso da Gioia 22

PN: Conosci i flying gardeners?
D.H.: Certo, sono forti, ci salutiamo sempre quando siamo lassù.

PN: Hai conosciuto qualche residente mentre lavoravi?
D.H.: Succede spesso. Un giorno ero sul Bosco e si affaccia un famoso allenatore di calcio che offre a tutti un buon caffè. Qualche volta capita anche che qualche bambino ci mostri uno smile disegnato su un foglio attraverso il vetro e allora io ricambio disegnando un saluto come risposta. Amo anche il disegno, oltre che la musica, in Bulgaria suonavo in 5 rockband diverse. Tornando al lavoro, ci sono anche delle persone che ogni tanto ci chiedono di posare con loro per un selfie. Una volta ero all’ultimo piano della Unicredit Tower e, malgrado ci sia il divieto di uscire quando operiamo, vedo un signore elegante che fuma come se niente fosse. E’ stata una sorpresa perché se ad esempio qualcuno calpestasse le nostre corde potrebbe danneggiarle, così gli abbiamo fatto notare che non avrebbe dovuto stare lì e il signore ha tolto molto gentilmente il disturbo. Giorni dopo, in metropolitana, ho visto su un giornale la foto di quell’uomo: era un famoso business man che poi ho incontrato di nuovo e ci siamo salutati, una bella esperienza.

PN: Bazzichi il District anche a terra?
D.H.: Dopo il lavoro mi riposo sempre in BAM, che è anche una bella location per fare foto. D’estate, quando scendo dalla Torre Unicredit per un gelato in Gae Aulenti e guardo la guglia dal basso la sento un po’ mia

PN: Cosa ti piace del quartiere?
D.A.: La mia visione dall’alto mi ha cambiato la sua percezione, noi siamo gli unici a poter dire di guardare Portanuova dall’alto verso il basso. Le mie osservazioni in corda me ne danno una visione d’insieme, per cui mi faccio delle idee su dove poter andare per una passeggiata dopo l’adrenalina del lavoro. Penso che potrei anche fare da guida turistica a un amico in visita per la prima volta nel quartiere.

PN: Un evento legato alla tua professione che ti piacerebbe promuovere in Portanuova?
D.H.: La climb-in gym per bambini c’è già, mi piacerebbe allestire una mostra fotografica con i miei scatti, anche perché sono foto a 4 dimensioni, visto che documento il quartiere in ogni stagione, con ogni condizione meteo e a ogni ora del giorno.

PN: Che prodotti usi per detergere delle superfici tanto grandi e soggette alle intemperie e alla continua irradiazione solare?
D.H.: Prodotti speciali non solo per detergere ma per proteggere i vetri, non è solo una questione estetica ma anche funzionale all’integrità delle superfici.

D.H.: Ah, lo sapevate che a Sofia, la mia città natale, ci sono tanti grattacieli creati da architetti milanesi? Forse anche per questo in Portanuova mi sento un po’ a casa.