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MiLove. Passa da Portanuova, fai shopping e dona una visita sospesa

17/01/2022

Dalle scarpe di Sergio Rossi alle borse di Valentino, dagli abiti di Twinset e Golden Goose ai profumi di alta gamma. Ma anche oggetti di design e arredamento, tessili e accessori di haute couture. In Portanuova, in piazza Gae Aulenti, si trova oggi MiLove, il temporary shop benefico che ospita prodotti fashion top brand venduti a prezzi scontatissimi, per supportare il Progetto Visita Sospesa®. Il progetto dà la possibilità a persone e famiglie, che vivono un momento di fragilità e difficoltà economica, di accedere gratuitamente a cure mediche e supporto presso i poliambulatori.

Abbiamo incontrato Emanuela Verna, Responsabile del Progetto Visita Sospesa®, e le abbiamo fatto qualche domanda.

PN > 'O cafè suspiso’, da questa abitudine filantropica e solidale di Napoli trae ispirazione il nome del progetto Visita Sospesa®. Cosa vi ha colpito di questo concetto?
EV > Il fascino per il caffè sospeso nasce dalla la sua accezione mutualistica. Nel caso del caffè sospeso si tratta di un’azione, bevo un caffè ma ne pago due. Nel caso di Medici in Famiglia è ancora più facile, già solo scegliendo Medici in Famiglia per le proprie cure mediche. Faccio bene a me stesso perché tengo monitorata la mia salute e parallelamente faccio bene a qualcun altro, perché curandomi qui piuttosto che in un altro centro, qualcun altro dopo di me potrà accedere alle cure. Nel caso di MiLove questo effetto a catena si moltiplica ancora di più. Compro un bel regalo a una persona, la faccio felice con una scarpa di Sergio Rossi e parallelamente curo qualcuno che diversamente non si può curare. Questa secondo me è, nella sua essenzialità, la potenza del messaggio di Visita Sospesa®.

PN > A proposito di Medici in Famiglia, quanto è legato al Progetto Visita Sospesa®? Come funziona la prenotazione delle visite al centro e la gestione delle code? 
EV > Non siamo noi a decidere chi può beneficiare della Visita Sospesa® ma abbiamo istituito una rete che a oggi conta più di 80 partner, tra scuole pubbliche, pediatri di libera scelta, medici di medicina generale, UONPIA, ospedali, attività del servizio pubblico, e tantissimo terzo settore, come cooperative sociali, imprese sociali, associazioni di volontariato, parrocchie, che di fatto ci segnalano persone o nuclei in condizioni di fragilità. Da anni a questa parte, lavoriamo con i vari QuBì di zona, che è questo progetto di Fondazione Cariplo per intercettare la povertà minorile su più quartieri di Milano. L’ente partner ci segnala la famiglia con i suoi bisogni, la nostra segreteria contatta il nucleo e prenota il primo posto disponibile. Se c’è bisogno di una visita ortopedica, ad esempio, e l’ortopedico c’è dopodomani, c’è dopodomani sia che il paziente sia pagante sia in Visita Sospesa®. Non ci sono canali differenti. Per noi tutti i pazienti sono uguali. Chiunque ha bisogno di una prestazione, ce l’ha in tempi utili. Non abbiamo liste di attesa in nessuna specialità, anche perché la potenza di Medici in Famiglia è che siamo stati in grado negli anni di attrarre tanti specialisti.

Tutte le specialità prevedono un tempo di accesso, dalla chiamata alla visita, che va da 3 a 5 giorni lavorativi, anche per quelle specialità su cui il servizio pubblico è più in affanno come la neuropsichiatria infantile, l’oculistica, la dermatologia, la ginecologia. Quindi non esiste lista d’attesa.  

PN > E se ti chiedessi come immagini il Progetto fra 5 anni?
EV > Il desiderio è che tra 5 anni questo Progetto chiuda, perché la speranza è che non ci sia più bisogno di Visita Sospesa®, che il Servizio Sanitario sia un po’ meno in affanno e che riesca ad accogliere tutte le richieste, riuscendo così a fare raccolta fondi per altri progetti che esulano dalla salute, che a mio avviso dovrebbe essere un diritto di tutti come sancito dalla Costituzione. Guardando con uno sguardo un po’ più realistico, forse mi piacerebbe che esistessero almeno, non dico 100, ma almeno altre 10 realtà come la nostra in Italia.

PN > Il mondo della beneficienza, che tipo di appealing ha in Italia, e a Milano? Qual è la tua percezione?
EV > In questo momento, complice la pandemia, almeno un risvolto positivo diamoglielo, c’è una grandissima attenzione sulla salute. In particolare, sulla salute dei minori. Lavorando con i minori, abbiamo tanti bambini arrivati da poco in Italia o cresciuti in contesti non italofoni che tra lockdown e DAD, di scuola ne hanno fatta davvero poca e quella che hanno fatto, l’hanno fatta con l’uso della mascherina e quindi hanno anche difficoltà e impacci linguistici. Io credo che gli effetti della pandemia reali li vedremo nel medio-lungo periodo. Non intervenire oggi significa davvero vedere degli effetti devastanti nel caso dei bambini. Anche i primi studi che ci sono, in termini di salute mentale, sono abbastanza allarmanti. Noi abbiamo visto un’esplosione di richieste in neuropsichiatria infantile per tutti quei disturbi esternalizzanti dai tic, alle manie, alla tricotillomania (la mania di strapparsi i capelli), il classico bambino che si mangia le unghie e tutta una serie di diagnosi e di paure che sono a dei livelli che prima erano su altri numeri. 

PN > Torniamo su MiLove, da dove nasce questo nome? 
EV > MiLove è un nome abbastanza recente. Prima della pandemia, più che un temporary shop, organizzavamo un mega evento in primavera. Tutto era concentrato in 3-4 giorni. Dal limite posto dalla pandemia di non poter concentrare tante persone tutte in un weekend, perché avevamo davvero le code, ci siamo detti che sarebbe stato meglio aprire un piccolo temporary shop che va avanti per un periodo più lungo e in cui si riescono a limitare gli accessi. Ormai siamo diventati tutti bravissimi a fare le file. Quindi, già che cambiamo un po’ la natura dell’evento, cambiamo la modalità, cambiamo anche il logo. E il nome. E abbiamo pensato di ispirarci al nostro atto d’amore per la città di Milano, il Mi quindi ci stava bene. L’amore anche. Il cuore lo abbiamo anche nel logo di Vita Sospesa.

PN > Chiunque può sostenervi, un privato, un’azienda? In che modo?
EV > Il primo modo di sostenerci è sceglierci per le proprie cure. Questo è già un modo per sostenerci. E poi sì, noi possiamo accogliere donazioni da chiunque.

PN > Quindi possiamo dire che “lo shopping fa bene”? (uomini aprite bene le orecchie) Lo possiamo dire ai nostri amici, fidanzati, mariti?
EV > Assolutamente sì e in questo caso fa bene almeno 2 volte, anche 3. A chi lo fa, a chi lo riceve e a chi, grazie a quel regalo, riceve un regalo ancora più grande, perché parliamo di salute. Più di così, non riusciamo a elevarci.

PN > Possiamo dire che da MiLove troviamo l’haute couture?
EV > Non solo. Ci arrivano scatoloni e scatoloni e ce n’è per tutte le tasche. Riceviamo donazioni anche da Benetton, da Gallo, da Dr. Martens, da Carpisa.

PN > È un fare del bene alla seconda, fare del bene due volte. Ultimissima domanda. Mi piacerebbe sapere che tipo di esperienza state vivendo nello store di Piazza Gae Aulenti. Cosa potrebbe fare il quartiere Portanuova per supportare la vostra missione?
EV > Il passaparola è l’arma vincente. Siamo un moltiplicatore di generosità. Piazza Gae Aulenti è un luogo molto bello, centrale, ma se non si sa che c’è un negozio, non è scontato che si vada lì perché non è un negozio che c’è sempre stato. Il passaparola in questo senso ci aiuta a far sapere il più possibile che c’è, che si spende poco scegliendo dei capi che normalmente costano tanto e il tutto è a fin di bene.

PN > Può tornare sicuramente a vostro favore il fatto che il quartiere di Portanuova è un quartiere alla moda, molto frequentato da chi vuole fare shopping, e che ci passino molte persone proprio perché è uno degli Shopping District tra i più conosciuti in città?
EV > Certo. Assolutamente.

Approfondimenti: https://www.milove.it/2021/